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Percorsi

Giulia Vasta

Floating Venice è un’opera video nella quale Mauro Panichella indaga il concetto di soglia, di limite. Lo sguardo dello spettatore è sul filo dell’acqua e, da questa prospettiva, trova davanti a sé il mondo da un altro punto di vista, a metà tra due elementi: acqua e aria. 

Come una bottiglia galleggiante, magari con all’interno un messaggio di speranza, vaghiamo, incontriamo oggetti inaspettati che galleggiano insieme a noi in questo limbo. 

Il suono ovattato che sentiamo mentre guardiamo questo video, ci porta dentro l’acqua, è come se entrasse prepotentemente dentro le nostre orecchie e, in un attimo, è come se fossimo lì in mezzo al mare. Da una parte una strada, dall’altra una grossa nave da crociera, dall’altra un gondoliere. Siamo testimoni silenziosi di quello che accade sul filo dell’acqua. 

Conosco bene quest’opera, l’ho vista nascere e crescere nella mente di Mauro, che ha un modo molto intenso di vivere l’arte e la vita. Ormai per lui come per me, sono due entità inseparabili. Lui si butta a capofitto, fino a finirci completamente dentro ed è proprio così che è iniziata la nostra residenza veneziana presso la Emily Harvey Foundation, con una bella caduta in un canale, per la precisione Rio Racchetta dove, durante un sopralluogo per studiare i punti dai quali fare le riprese che vediamo in quest’opera, splash...è finito in acqua. Ma questo è solo un aneddoto divertente, seppur realmente accaduto. Quello che volevo dire è che Mauro è un artista che pensa, ragiona, progetta, indaga la realtà, le diverse realtà, in tutti i loro aspetti, studia ogni dettaglio in maniera precisa e minuziosa, non lascia niente al caso se non la magia della sensazione che il pubblico ha quando ammira le sue opere. 

Non si ferma davanti a niente e a volte inventa lui stesso qualsiasi mezzo per poter arrivare al risultato desiderato. Per la realizzazione di quest’opera, ad esempio, ha costruito una boat cam che gli ha permesso di effettuare delle riprese dal punto di vista che stava cercando. 

Floating Venice è stata realizzata a Venezia dove abbiamo entrambi lavorato ogni giorno anche al nostro progetto comune: Venice Paths. Abbiamo scelto la parola “Path”, in italiano “Percorsi”, perché è ciò che abbiamo realmente fatto in quel periodo, abbiamo girato Venezia in lungo e in largo, abbiamo tracciato e seguito percorsi trasformando il nostro fare in un’opera. 

Abbiamo raccolto, lui via “mare” e io via “terra”, quello che incontravamo, e abbiamo incontrato davvero molti oggetti misteriosi e, a volte, immagini surreali. Un giorno, ad esempio, passeggiando lungo le Fondamenta, nel quartiere ebraico, abbiamo incontrato un vecchio televisore, di quelli ancora a tubo catodico, che galleggiava lungo il canale di Cannaregio. Siamo rimasti scioccati e affascinati da questa visione e ancora penso: un televisore che galleggia sul filo dell’acqua, le riprese di Mauro sul filo dell’acqua, che cortocircuito incredibile! E ancora le diverse realtà che si incontrano, la realtà analogica e quella digitale proprio come agli inizi del suo lavoro dove il concetto di soglia era legato a quello di divisione tra due mondi, qui in quest’opera diventa un nuovo mondo. Tutto questo mi riporta alla memoria la prima volta che ho visto Mauro, il suo viso era di profilo ed immerso nell’acqua, era l’immagine di un frame del suo primo video la scansione della realtà quello che è stato per lui, a mio parere, l’inizio del suo percorso e dopo qualche anno da quella visione, del nostro. 

Floating Venice is a video work in which Mauro Panichella investigates the idea of threshold or limit. The viewpoint is placed on the waterline and the viewer is presented with the world seen from that perspective, midway between two elements: water and air.

As we wander in this limbo like a floating bottle, which perhaps contains a message of hope, we encounter unexpected objects that float along with us.

The muffled sound we hear as we watch the video takes us into the water, as though the water had powerfully forced itself into our ears; suddenly we seem to be out there, in the middle of the sea. To one side there may be a roadway, a big cruise ship, or a gondolier. We silently witness whatever is happening on the water.

I am very familiar with this work; I saw it coming to life and as it grew up in Mauro’s mind. He has a very intense way of experiencing art and life and by now, for him as much as for me, they are two inseparable entities that cannot be separated. Mauro throws himself into something until he is completely surrounded by it. When we began our period of residence at the Emily Harvey Foundation in Venice he actually fell into a canal, the Rio Racchetta to be precise. We were reconnoitring in advance the points from which we wanted shoot the video that appears in the work, when splash! Mauro ended up in the water. That is only an amusing story about something that happened, but it helps me to explain how Mauro is an artist who thinks, reasons, designs, and explores reality, or rather the various different realities, in all their aspects, studying every detail in a precise and meticulous way that leaves nothing to chance, except for the magical feeling the viewer experiences when they contemplate his work.

Nothing can hold him back from this, and when necessary he sometimes invents methods of his own, when he needs to obtain a desired result. For example when he was creating Floating Venice he built a “boat-cam” of his own so that he could shoot from the point of view he was seeking.

At that time he and I were working together in Venice every day, including on a joint project entitled Venice Paths. We chose the word “Paths” [in Italian “Percorsi”] because marking out pathways was what we were actually doing, filming far and wide across Venice, following these paths to transform them into a work of art. 

He was working “by sea” and I was working “by land”; and on our way we picked up whatever we happened to come across. In fact we encountered a great number of mysterious objects, as well as images that were sometimes surreal. One day, for example, as we were walking along the quays in the Jewish quarter, we came upon an old CRT television set, floating in the Canale di Cannaregio.

This vision shocked and fascinated us and I’m still thinking about it: the sight of a television set floating on the waterline connected it to the video that Mauro was shooting on that same waterline: a short circuit! Amazing!! That was another example of different realities that come into contact with each other, in this case analogue reality meeting digital reality. It had been just the same at the initial stages of Mauro’s work, when he associated the idea of the threshold with the idea of a separation between two worlds; in Floating Venice it is the separation itself that becomes a new world. It all brings me back to the first time I ever saw Mauro, in a still from his first video la scansione della realtà [scanning reality], in which his face was in profile, immersed in the water; I think that was the beginning of his journey which, as it turned out a few years later, became our shared journey.

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